di Pino Tedeschi
Da qualche tempo si parla molto dell’introduzione a Bologna, anche a Milano e Torino, dei limiti di velocità urbana di 30 km orari (Cesena, la prima con il limite di 30km/h). A riguardo vi sono posizioni favorevoli in diverse altre città, ma anche tiepide reazioni. E ciò avviene già in molti Paesi nel mondo, non solo in Italia. La riflessione di trasformare le aeree urbane in “Città 30” è da tempo presente in una serie di atti di indirizzo promossi da diverse Istituzioni Internazionali: l’Organizzazione Mondiale della Sanità, segnala che la velocità dei veicoli costituisce un problema sulla sicurezza stradale; anche l’organizzazione per le Nazioni Unite e l’Unione Europea, si pronunciano sui fattori di rischio. Va detto che l’importanza di diminuire la velocità in città non è solo una questione di sicurezza ma permette di affrontare la lotta all’inquinamento. Lo scorso anno la Commissione Europea ha diffuso un report sull’emissione acustica ambientale. Sono sottoposti a rumori stradali, oltre la soglia critica per la salute dei 55 decibel, 125 milioni di persone nella sola U.E. – Il limite di velocità rende più sicura la coesistenza tra gli utenti, incentiva le persone a muoversi senz’auto e con mezzi alternativi. Correggere la pessima abitudine dei conducenti di monopattini a non rendersi visibili, regolamentare le strade per automobilisti, motociclisti che zigzagano, pedoni e ciclisti, può rendere le città più accoglienti, rompendo l’egemonia dell’automobilista, pensando ad una corretta convivenza tra i diversi utenti. – Sembra facile, diceva mio nonno.
Ritornando al tema, l’altro giorno ripresi la mia vecchia Graziella del ‘74 (50 anni di vita come il nostro Comune) per fare un giro per le vie di Ciampino, partendo dalla via più ammalorata d’Italia (da indagini esperite). Ma non dico da quale via, per non suscitare compiacimenti. Pedalai verso via Mura dei Francesi che, poiché era intasata di traffico, scelsi di percorrerla – per un tratto – sul marciapiede. (Non si può, ma la paura di essere investito condiziona certe scelte). Arrivai in zona parco Aldo Moro e vi entrai, feci quel mezzo giro sulla pista ciclabile da poco ultimata, poi ripresi la strada per via Pignatelli fino a Piazza della Pace, buttando una occhiata ai lavori in corso su via due Giugno, fianco chiesa. Quindi proseguii per via Italia, via della Repubblica, via Dalmazia, piazza della Libertà… notando in questa zona un bello spettacolo ad ogni incrocio: quello delle “rotonde-ine” e dei marciapiedi allargati coi mattoncini colorati, che abbellisco l’intorno degli incroci. Mi fermai e, pensando allo spartitraffico con annessa fontana di via Kennedy” che, data l’ora non avrei potuto raggiungere, mi dissi: “data l’impossibilità di correre nelle ore di punta, perché non validare i 30 chilometri orari nelle ore di maggiore scorrimento, anche per la nostra Ciampino? – Solamente gli aerei, che passano a ridosso delle case e sopra le tante teste, non potranno andare in prossimità dei 30 km/h, ma auto e motociclette sicuramente sì.
Un inciso: – a Ciampino abbiamo il problema degli aerei che inquinano l’aria e fanno rumore; quindi, sono un problema aggiunto, ma questo dei decibel regolarmente sforati dagli aerei, in riferimento all’inquinamento acustico nell’intorno aeroportuale, è un vecchio discorso che, in questa occasione, tralasciamo.
Parlando di impatti sociali, bisogna rivedere la vecchia mentalità: sfatare la convinzione che, se non circolano le auto, le persone non si fermano con la macchina per comprare una torta dalla pasticceria, un paio di scarpe, un regalo, o la tutina per i nipotini nei rispettivi negozi. Strano, ma ancora si sentono queste corbellerie!? – Invece, sono le isole pedonali che permettono la convivialità, il ritrovo delle persone. E allora perché non rendere pedonale il centro della città e favorire l’uso della bicicletta, utilizzando vecchie, nuove e future “zone-parcheggio?” Ciò promuoverebbe i negozi di prossimità. – Sembra facile, diceva mio nonno.
Diciamolo: tra i cittadini si va mettendo in discussione il PNRR Comunale con le sue rotonde a discapito dei parcheggi per le auto (anche se l’Amministrazione Comunale va indicando dove si può parcheggiare in alternativa). Col PNRR, si mettono in discussione gli asfalti che partono e non partono, il rifacimento dei marciapiedi allargati in alcuni punti, le piste ciclabili con interruzioni di percorso (previsti circa 9 chilometri), come può succedere con gli atti approssimativi o frettolosi. E qui nasce la disputa tra malpensanti e speranzosi.
Comunque, nonostante alcune contraddizioni di fondo e i disagi per i cittadini, Ciampino va man mano trasformandosi. Certo, bisognerà pazientare e aspettare la fine dei lavori stradali per cogliere l’occasione: una sfida coraggiosa il cui cambiamento si potrà vedere in un prossimo futuro. Insomma, i 30 km/h sarebbero, anche per la nostra giovane città (compie, ripeto, i 50 anni di autonomia), una valida motivazione di cambiamento. Certo, la questione non si pone nelle ore di punta, giacché per spostarsi con la macchina, da un posto all’altro, si impiegano varie decine di minuti. Il limite varrebbe, invece, nelle ore di maggior scorrimento: per esempio, nel tratto di via Mura dei Francesi, di via Morena, via Kennedy e su via dei Laghi (se le sbarre del passaggio a livello di Casabianca sono alzate), quando si sfreccia ad alta velocità per raggiungere il raccordo anulare. Non vogliamo qui trattare i motivi che riguardano l’automobilista, anche se vari sono i comportamenti che impattano sulla sicurezza delle strade: la distrazione, l’uso smodato degli smartphone, la guida in stato di ebrezza. Indubitabile è che limitare la velocità, creando in città le isole pedonali e i parcheggi, sarebbe un modo più efficace per cominciare, prima di tutto, un percorso culturale.
– Prendersi cura di una Ciampino che pedala e dei tanti ciampinesi che vanno a passeggio, non sembra facile ma è possibile, diceva mio nonno.