di Marco Moretti

Da una racconto di una mia carissima cugina che vive a Bologna

Il parroco dell’epoca era un Clarettiano: Padre Antonio Suñer, spagnolo, il cui accento, durante   le prediche, si avvertiva  con  la  pronuncia  della V al posto della B. La sua lingua era scorrevole e la voce armoniosa per cui a me delle prediche rimaneva solo il suono piacevole delle parole. Il parroco cercava di interessare, sia pur nell’esiguo numero, bambini e ragazzi con intrattenimenti e piccoli spettacoli teatrali, preparati da noi con entusiasmo e trepidazione.

Io stessa vi partecipai durante la quarta elementare e avendo la parte ingrata di un secondino che doveva annunziare la condanna a morte ad un prigionero, invece di dire: “Alzati, la tua ora è suo- nata” dissi: “Alzati, la tua suonata è l’ora”: così la presunta tragedia si trasformò in una comica con annesse risate.

Non c’erano certo negozi di abbigliamento, gli abiti si cucivano in casa con scampoli di stoffa comperati da venditori ambulanti a basso prezzo o con vecchi indumenti riveduti e corretti riadatti e pronti di nuovo all’uso.

Altro che vestiti vari ed eleganti, addirittura firmati! Non c’erano certo lavatrici, il bucato veniva eseguito da una lavandaia nel lavatoio che ogni casa aveva nel cortile.

D’inverno con l’acqua gelida la lavandaia mostrava le mani sciupate dai geloni e, dopo il bucato, la mamma le faceva scaldare le mani sul piano della stufa economica, e lei accettava riconoscente.

In quegli anni conoscemmo la Radio, un mobile per noi stupefacente da cui si potevano trarre voci e musiche. Quante canzoni! Quanti concerti “Martini e Rossi”!

Finì quasi il silenzio e la solitudine serale, la radio sostituì la lettura dei libri che ci facevano immaginare mondi irreali e fantastici. Ora nell’era della televisione e dei computer sorprende ricordare quell’epoca impensabile per i ragazzi di oggi.

La strada principale di Ciampino partiva dalla Stazione ferroviaria e arrivava fino alla delimita- zione dell’Aeroporto, corrisponde oggi alla via  San Francesco d’Assisi. Il decollo del dirigibile di Umberto Nobile avvenne  proprio  dall’aeroporto di Ciampino, uno dei centri principali per allievi piloti. Quanti paracadute ho visti scendere dal cielo! Quasi nuvole bianche  vaganti,  desiderose di abbracciare la terra! Sulla detta via si trovava il fornaio Del Bufalo, il macellaio Paolino, la trattoria della famiglia Comandini con le ostesse Dora ed Augusta.

Subito dopo l’uscita dalla Stazione sulla sinistra il bar della famiglia Salati con annessa sala cinematografica. Si era nel tempo del trionfante Fascismo e la Casa del Fascio pullulava di Balilla e Piccole Italiane, tutti educati all’obbedienza ed alla fiducia incondizionata nel Duce fin dai primi anni delle elementari. Basta un libro scolastico dei bambini di allora, che io ancora posseggo, per far fede degli ideali, degli stili di vita dell’epoca, a cominciare dagli abbigliamenti,  cioè  dalle  divise fasciste sia per i ragazzi che per gli adulti; io  ero Piccola Italiana, portavo gonna nera, camicetta bianca col distintivo del Duce, un copricapo lungo tendente sulla spalla, ne ero orgogliosa mi guardavo allo specchio compiaciuta prima di recarmi all’adunata del sabato fascista dove si marcia- va impettiti tra canti inneggianti alla Patria grande e potente e sventolio di gagliardetti. C’erano inoltre saggi ginnici sulla piazza prospiciente la Chiesa dove su un palco imbandierato saliva il Fede- rale e dopo inni e saluti fascisti al grido di “Viva il Duce” si iniziava il saggio. I ragazzi meritevoli venivano premiati con un biglietto valido per il cinema del bar Salati di nome “Italia”. Io guadagnai più volte il biglietto e proprio in quel cinema conobbi le comiche di Stanlio e Ollio ma anche films che esaltavano la forza e l’audacia a cui doveva aspirare il giovane fascista. Rammento anche films sentimentali come “Angeli senza Paradiso” che suscitò all’uscita l’ironia e la critica   di un facinoroso e bellicoso Balilla di cui ricordo ancora la battuta “E che? È un firme pure questo? Un c’è manco na pistolettata!”. Tanto si era stati allenati alla forza; io invece uscii dalla visione del film incantata posseduta ormai solo dai miei sogni e fantasie pre-adolescenziali. (segue)

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