di Pino Tedeschi

Con la mostra di Andrea Simonetti, dal 13 maggio al 6 giugno c.a., pensata negli spazi del Cinema “Il Piccolissimo” di Ciampino, l’artista dipinge quella sua voglia di esserci; in un movimento estetico alla ricerca di verità smarrite o confuse.

Andrea, quando prende il pennello, la matita, i colori, si fa ascoltatore di sé stesso e interprete del mondo – anche di quel   mondo irrazionale o invisibile – che lo circonda e che ci circonda. Osservando i suoi quadri, sembra che lui vada verso quelle verità nascoste da svelare), che assumono i modi del mascheramento. Ovvero, qui, la finzione assume i connotati della verità o viceversa; un po’ come succede con la poesia.

Per l’artista, il senso di un’esistenza va sempre oltre il visibile, come Andrea stesso dice, in una passata intervista che si   può trovare in “Di Colori e Di Versi”: un libricino di poesie e immagini di qualche anno fa. Parlando di Arte, Andrea afferma: per me l’Arte dovrebbe essere in grado di utilizzare tutti gli “strumenti” disponibili (la pittura, la scultura, la fotografia, la musica, la poesia…) per creare immagini di luoghi del possibile, anche di ciò che pensiamo improbabili; insomma, non necessariamente ascrivibili al solo piacere, costituito dai soli oggetti “belli” che inducono una sensazione di piacere, ma anche da quelli che inducono le sensazioni opposte. Osserviamo, in queste sue immagini, una variegata rappresentazione di accennate idealità, fantastici paesaggi, luoghi non luoghi, quartieri non quartieri (come si direbbe della nostra Ciampino che non sappiamo ben decifrare, ma che amiamo vivere).

 

di Emanuele Cuccagna

Le città invisibili ed il figurativo, rappresentato con un tratto di penna davvero raffinato ed efficace, sono le creazioni di Andrea Simonetti, esposte in questo vernissage. Il titolo della raccolta evoca il testo scritto da Italo Calvino negli anni 70, in cui lo scrittore definisce la città: simbolo della complessità e del caos. La narrazione di Italo Calvino conclude il percorso definendo la vita di città “un inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme” e suggerisce due atteggiamenti per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’Inferno, omologarsi e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.  Il secondo è rischioso e comporta tensione, impegno ed apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare nello spazio e nel tempo. Quest’ultimo atteggiamento è l’iter del linguaggio visivo che Andrea Simonetti effettua per tentare di uscire dall’inferno. Le città sono sogni e lo spopolamento delle montagne e delle campagne lo testimoniano, ma anche i sogni più inattesi sono un’incognita che nasconde un desiderio, oppure il suo contrario, una paura. Le città, come i sogni, sono totem del desiderio e della paura. Le impressioni dell’artista, così rappresentate, si aprono per loro natura al “gioco” delle varie interpretazioni: il processo finale è il significato che vogliamo attribuire. È il ruolo insostituibile del lettore-visitatore, che dà vita all’esperienza estetica. È qui che la geografia del testo può estendere lo spazio alla geografia della immaginazione, perché è la fantasia che traccia l’itinerario e crea un mondo carico di affascinanti significati, capaci di segnare in modo indelebile lo stato emozionale del visitatore. Il linguaggio significante di Andrea Simonetti non è semplicemente descrittivo, ha la pretesa di sollecitare una riflessione d’autore, che, utilizzando polisemie cromatiche e metaforiche, tocca la dimensione esistenziale, morale, politica, nella loro peculiarità antropologica. C’è una contrapposizione di categorie nella mente dell’autore: la razionalità classificatoria o mappale e la sensibilità umana che proietta l’invisibile, l’irreale. La dissolvenza della polis allude al fallimento ecologico, sociale, industriale, tipico della nostra contemporaneità. È diffuso, in questo filone creativo, un pessimismo che viene abilmente quasi nascosto dalla vivacità cromatica dei colori. Mentre si respira quest’aria drammatica di nichilismo diffuso, Andrea Simonetti ci offre una piccola speranza con le sue figure così stabili, composte, affidabili, rassicuranti, colme di certezze e di equilibrio.

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