Quando si ama una persona, e viene strappata alla vita, ci si affeziona anche al dolore, alla disperazione. La sofferenza è una presenza costante nei nostri pensieri, ci morde l’anima, e questa ferita perennemente aperta inizia a far parte della nostra esistenza. Quando poi, col tempo, il dolore si attenua, e ci si rende conto che la sofferenza sta scemando, si rimane sgomenti. Il fatto che si può continuare a vivere e ricominciare ad apprezzare quello che l’esistenza offre, mentre quella persona che si è tanto amata non ha più la possibilità di farlo, e che il suo ricordo non riempie più i nostri pensieri come prima, può anche succedere che ci si senta in colpa. Per quello che potevi dire e non hai detto, per tutte le volte che hai giocato coi suoi sentimenti, per tutte le volte che, pur sapendo che avevi torto, l’hai raggirata subdolamente per aver ragione, per quando hai alzato la voce perché non avevi altri sistemi per sottometterla, per tutte quelle volte che aveva bisogno di una coccola e, preso da altre cose, hai rimandato perché pensavi che per queste cose futili c’era una vita davanti. Soprattutto, per tutte le volte che non le hai detto “ti voglio bene”.

 

Teresa Anna Coni

 

DEA MADRE

 

Il  viaggio interiore

verso l’anima

va oltre il reale,

oltre l’analisi, la logica, la ragione.

È un’esperienza profonda

Intuitiva, sensitiva, percettiva

porta al nucleo della mia essenza,

principio divino femminile.

Perché la spiritualità E’ nella Donna.

Collega ogni fibra vitale,

ogni cellula invade e pervade

di energia

fluida,

sensibile,

feconda:

genera Amore

e Forza e Potere.

Riannoda legami ancestrali.

Sento sacro il mio corpo

come sacra è la Terra,

Dea Madre

energia concreta, immanente

fondi e trasformi

in bellezza abbagliante

elementi naturali

in cicli ritmici, universali.

La Terra è il tuo corpo:

i monti colonna, ossa le pietre, le acque fluidi vitali

il tuo grembo dà frutti viventi.

Madre e Dea.

Principio divino femminile:

perché la Spiritualità E’ nella Donna

e anima la Vita.

 

SORELLE NELL’ANIMA

 

Mi specchio nei tuoi occhi, sorella,

vedo gli stessi cieli azzurri

sui chiassosi giochi dei bimbi nei cortili.

Ascolto la tua voce

e sento lo stesso dolce canto

mentre danzi le ore colorate della Vita.

Ti sfioro le mani:

trasmettono la stessa forza

nei gesti universali, antichi e ripetuti.

Aspiro il tuo profumo

e mi avvolge con delicato effluvio

il vento caldo della mia stessa passione.

Respiro il tuo respiro,

lieve di speranze e pesante di incertezze

per l’oscura fragilità dei nostri domani.

Rispetto la tua Fede e i tuoi pensieri, sorella,

che come me fai vivere due vite nel tuo corpo

e affidi i fili del futuro ai Figli dell’Amore.

Noi, sorelle nell’anima, intrecciamo passi e destini.

Noi, Donne del presente,

scriviamo storie di lacrime e sorrisi

intessute di sogni e di fatiche,

nelle trame condivise delle nostre Vite.

 

Corinna Cervelli

 

Rino

 

59 ore, tempo tiranno,

non ci sei più.

59 anni, l’affanno

di vagare nel buio.

Manca l’aria, quaggiù

il sole è freddo, diverso,

la luna non rischiara,

il cielo terso.

Giorni di vento,

non ci sei, non ti sento,

credere fa spavento.

Poi tutto si trasforma,

il sole torna

e scalda l’universo,

la luna squarcia il velo

del vespro e il cielo

è blu di nuovo. Sei tu

il mio fianco destro

il respiro lento

la vita che ho dentro, tu.

Grazie di essere stato,

per quello che hai lasciato,

di essere ancora tutto, tu.

Grazie, Rino.

 

 

Luigi Proietti Orzella

 

COME ERI BELLA

 

Chiedono invano le tue membra offese

la pietà, l’aiuto, l’umana comprensione.

Ma cert’omini, figli di turpe educazione,

son castrati dal prendere le tue difese.

E’ questo, di certi maschi ‘l credo maledetto,

per cui ognuno può far, della sua donna,

quel che gli aggrada. Trattarla da Madonna

o massacrarla sotto al famigliare tetto.

Come eri bella. La vita per te era un sogno.

E dicevi: “D’essere amata è ‘l mio bisogno”.

Nel vederti reclusa, deturpata, lacerata,

vittima dell’uomo infame che non sa amare,

che ruba a una bambina la vita sua, sognata,

d’esser muti complici ci dobbiamo vergognare.

 

IL BACIO

 

Mentre tu dormi, io ti penso, e sono affranto.

Ad un tratto, sento il letto tuo vibrare,

alzo lo sguardo, tu mi stai ad osservare

e mi sorridi, felice di vedermi accanto.

Ma dove vuoi ch’io vada, moglie mia?

Vicino a te, rimango. E’ qui, la vita mia!

Carezzo i tuoi capelli, e la testa mia chinando

ti poggio un bacio sulle labbra, dolcemente.

Ecco! E’ andata via quell’aria sofferente.

Chiudi gli occhi e dormi, d’amore sospirando.

 

QUANTE VOLTE T’HO SOGNATA

 

Amor mio, quante volte t’ho sognata!

E non soltanto se la notte era calata,

ma anche di giorno, l’occhi miei chiudendo,

m’appariva quel sorriso tuo, stupendo,

che allietava il cuor ferito

di quest’uomo triste ed avvilito.

 

Ché da quando mi lasciasti solo,

io sol col tuo ricordo mi consolo.

 

Questa vita è come un nero mare

dove ho gran terrore d’affogare

e sto fermo come un morto a galla

e un’onda dopo l’altra s’accavalla

sul mio corpo, dal freddo irrigidito,

e coll’animo che sanguina ferito.

 

Acqua gelida che mi porta alla deriva,

che mi culla in un dolore che mi sbrana,

disperando di raggiungere una riva.

 

E quando scorgo un’isola lontana,

m’affanno per toccare quella sabbia,

ma mentre m’avvicino mi vien rabbia

perché non era terra! Ma nubi scure

che portan buio grondante di paure.

 

Muovo lento gli arti miei distrutti

cercando di fuggir da questi flutti,

consolato da un baglior di luna piena

che pietosa addolcisce la mia pena.

 

Perciò, ogni notte, spero di sognarti.

 

Ché ogni volta, dop’essermi svegliato,

scrivo svelto quello che ho sognato

per poter ancor un giorno assaporarti

e il mio infinito amor manifestarti.

 

E capir se eri tu a parlarmi, moglie mia,

oppure era il dolor dell’anima mia.

 

E’ una spina che mi trapassa il cuore.

 

I sogni son gioia, ma, son pur dolore

e nell’attesa che a capirli arrivo,

Viviana, quel che sogno io ti scrivo.

 

Uno, però, non potrò mai dimenticare

che quasi maledissi il mio sognare!

 

Baciandomi dicesti “..amore, son tornata..”,

come quando, dal lavor, tu eri rientrata.

 

Sai, s’io fossi morto in quel momento

adesso il mio dolor sarebbe spento,

ché darei la vita per averti ancor amata.

 

 

Ma mi svegliai, e ancor più solo, io, mi sento.

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