di Luigi Proietti Orzella

La distruzione del passato, ovvero meglio, il tentativo di distruggere i meccanismi sociali che collegano l’esperienza delle giovani generazioni con quella delle generazioni passate, è uno dei fenomeni tipici del tempo che stiamo vivendo. La maggior parte dei nostri giovani sta crescendo in una sorta di “presente permanente” nel quale manca ogni rapporto con quel passato che ha determinato il tempo in cui stanno vivendo. La loro istruzione storica è ingessata nei programmi scolastici i quali, da soli, non bastano a formare quella coscienza di “protagonista” del proprio tempo. Tanto per fare un esempio, una prova evidente di quello che affermo è la scarsa affluenza alle elezioni da parte dei giovani. Riguardo questo, in pochi si prendono la briga di ricordare, a quelli che saranno i gestori della Società di domani che, per ottenere il diritto di voto, in passato tanti giovani come loro hanno sacrificato la propria vita. Sto parlando dei nostri ricordi, che viviamo come donne e uomini di un tempo e di uno spazio particolari, coinvolti tutti, in modo uguale negli accadimenti ma, allo stesso tempo, diverso per quello che riguarda la percezione di ognuno di noi sui fatti accaduti. Ne parliamo sia come attori che come spettatori di tante gioie e tanti dolori e, per quanto possiamo sentirci insignificanti davanti alla Storia, ognuno di noi ha messo la sua parte affinché la realtà attuale sia quella che si presenta ai nostri occhi. Per coloro della mia generazione e della mia educazione il passato è indistruttibile perché gli avvenimenti storici sono la trama delle nostre vite. Il nostro sforzo sarà innanzi tutto quello di parlare del presente, per poterlo affrontare nei migliore dei modi: guardando al futuro per cercare di evitare le tante tragedie che abbiamo vissuto e stiamo vivendo. Ma lo faremo attingendo alla nostra memoria e alla nostra esperienza. Perché se esse si perdono nell’oblio, non siamo più “esseri umani”. 

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