di Carla Foschini

Ciao, mi chiamo Hope, che in inglese vuol dire Speranza, ma al canile mi chiamavano Camilla.

La mia vecchia padroncina non mi voleva più e mi lasciò lì perché ero sorda. Ero passata dal divano a una gabbia fredda, col pavimento di cemento, e non ne capivo il perché. All’inizio contavo i giorni, pensando – la mia mamma ritornerà a riprendermi – I giorni diventarono mesi, e poi anni. A gennaio arrivò al canile una donna. Gli altri compagni pelosetti abbaiavano per farsi notare. Io no. Mi misi in un angolino della gabbia, a testa bassa e pensai – tanto non sceglierà me – Lei mi guardò e disse – scelgo lei – La responsabile le disse – guarda avrà 3 anni, con problemi di salute – La signora continuò a guardarmi e disse alla responsabile – non c’è male che non si possa curare con l’amore

Avete capito? La signora aveva scelto me.

Passò qualche mese e alcune ragazze mi portarono dal dottore per la sterilizzazione e una di loro mi disse – hai trovato una casetta a da oggi ti chiamerai Hope -.

Mi misero in una gabbia e il viaggio fu lungo.

Arrivai in una cittadina che chiamavano Ostia. Aprirono la gabbia, guardai negli occhi la signora e corsi ad abbracciarla. Lei mi strinse forte e mi disse – Benvenuta a casa, mia piccola Hope – Non so come, ma sapevo già dove andare: quando la mia nuova mamma aprì la porta di casa, saltai sul divano. Un morbido divano. E poi, avevo giocattoli, la ciotola per la pappa. Tutto era bello.

La mia mamma umana mi fece il bagnetto perché ero tanto sporca. Il giorno dopo andammo da un dottore. Era simpatico. Il dottore mi visitò e scoprì che ero molto malata. Avevo l’otite, i vermi negli occhi e la polmonite.

Sono stata tanto male per due mesi. Mi scappava spesso di fare i miei bisognini, anche di notte, ma la mamma mi diceva – tranquilla, passerà – e mi faceva uscire per una bella passeggiata.

Quando guarii, iniziai a fare lunghe passeggiate, anche sulla spiaggia, dove incontravo altri pelosetti fortunati come me. La mia mamma lavorava e io facevo la brava a casa e l’aspettavo. Ora, da qualche anno, ci siamo trasferiti a Ciampino e ho un bel balcone dove prendo il sole e aspetto che la mamma torni a casa. Non mi manca nulla e faccio anche le vacanze. Ho tutto nella vita.

Anzi, no. A pensarci bene, un desiderio lo avrei: vorrei che i miei amici pelosetti che sono in canile trovassero anche loro una casa. Io sono stata fortunata e non sono più figlia di un dio minore. Sicuramente qualcuno di voi mi avrà incontrata per strada e, se lo ha fatto, è impossibile che non si ricordi di me: quando mi fanno un complimento o una carezza piango dalla gioia.

F.to la vostra Hope.

 

​Questa che vi ho raccontato è la storia della mia pelosetta che per caso trovai al canile di Cassino. Purtroppo molte piccole anime sono ancora in quelle gabbie e ogni giorno sperano di avere una famiglia. Adottare un cane non è semplice: prima di arrivare al traguardo ci sono molti passaggi burocratici da fare, e vengono anche a farti visita a casa. Sono controlli giusti ma, se snellissero la pratica, molte anime in più avrebbero un posto “felice” in cui vivere.

Hope è stata fortunata e non è più “figlia di un dio minore”.

Non comprate i cani. Fate un giretto, anche al canile di Roma, e aprite una delle tante gabbie. Questi pelosetti hanno tanto amore da donare e non vi molleranno mai.

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