di Nicoletta Cutillo

È cosa risaputa che il cane è il fidato compagno dell’uomo fin dall’antichità e, se non mancano certo esempi nella letteratura e nell’arte in genere, non mancano neanche testimonianze visibili anche al giorno d’oggi, proprio nel nostro Paese, che possiamo ammirare magari in una bella giornata estiva in cui decidessimo di concederci una bella gita. A Pompei, ad esempio, nel sito archeologico degli scavi, ci si imbatte in un mosaico, sul pavimento d’ingresso della casa del poeta Tragico, che rappresenta appunto un cane in atteggiamento di difesa con la scritta CAVE CANEM (attenti al cane). Un altro mosaico, che però è privo di iscrizione, si può vedere all’ingresso della casa di Paquio Proculo, un cittadino di Pompei. Qui il cane è rappresentato alla catena davanti ad una porta aperta. Sempre proveniente dagli scavi di Pompei ma conservato nel Museo archeologico di Napoli vi è un mosaico, molto conosciuto, proveniente dalla “Casa di Orfeo”, così chiamata perché al suo interno fu ritrovato un affresco raffigurante Orfeo. Questo edificio, come gli altri, fu sepolto da ceneri e lapilli e, al momento dello scavo, avvenuto in epoca borbonica e ripreso in tappe successive fu effettuato il calco di un cane, rimasto intrappolato durante l’eruzione perché legato al guinzaglio con un collare di cuoio recante due anelli in bronzo. Sicuramente morì soffocato ed il calco in effetti rivela la drammaticità della sua espressione. Questo calco è conservato all’Antiquarium di Pompei. Nella vicina Ostia Antica, dove tra parentesi si può portare il cane al guinzaglio, si trova un edificio, “Il caseggiato del Cane Monno” che, secondo gli archeologi risale all’epoca Repubblicana ma che solo successivamente fu ornato con mosaico in bianco e nero all’interno del quale è raffigurato un cane festante di cui è riportato il nome, Monnus appunto.

La “Tomba della Caccia al Cervo”, datata nella metà del V secolo a.C., venne scavata nel 1960 ed è costituita da un’unica camera con soffitto a doppio spiovente. Sulle pareti sono rappresentate scene di un banchetto e danze all’aperto in mezzo ad alberelli. Il sostegno del columen è invece decorato con una scena di caccia dove sono rappresentati un cacciatore, un cane ed un cervo (da cui il nome della tomba). In effetti, il cane è, secondo molti storici, il primo animale addomesticato al mondo. E’ stato rappresentato nei monumenti fin dall’antichità, si parla infatti del periodo tra i 12.000 ed i 15.000 anni fa. Alcuni studi indicano la sua diffusione a partire dal Tibet, da dove l’uomo lo ha poi portato in giro per il mondo.

La sua storia è ancora incerta: secondo le teorie Darwiniane discende dal lupo, dal coyote e da altri tipi di canidi. Altre ipotesi lo indicano come discendente di differenti tipi di lupo. La difficoltà nel delineare una storia precisa è dovuta al fatto che gli studi genetici hanno trovato solo poche differenze tra le varie razze. Studi recenti indicano l’origine dal lupo la più probabile. Comunque nell’antichità il cane non era usato come animale domestico, aveva bensì scopi bellici o legati alla caccia. Solo nell’antica Grecia si iniziano ad usare cani di piccole dimensioni anche come animali da compagnia per signore. Per quanto riguarda l’Antico Egitto, ci sono testimonianze della presenza del cane specialmente nella decorazione di vasi ed in molte sculture. Alla loro morte venivano imbalsamati (pratica usata anche dagli Incas) e furono realizzati addirittura cimiteri a loro dedicati e non si deve dimenticare che questo popolo aveva dei con le sembianze di questi animali, come Anubi e Sirio. Già dal 2000 a.C. gli Egizi selezionavano diverse razze canine per vari scopi, come il cane domestico e da caccia. Anche i cinesi del VII secolo facevano una selezione simile per creare un cane adeguato ad accompagnare l’imperatore, il risultato fu il Pechinese. Le classificazioni che ancora oggi usiamo che vedono la distinzione tra cane da compagnia, da pastore, da guerra o da caccia, derivano dagli antichi Romani. Gli antichi Romani, Greci e Macedoni hanno contribuito al suo sviluppo allevandolo con cura e concorrendo a creare nuove razze. I Romani avevano un responsabile incaricato di inviare a Roma quelli più interessanti dalle terre conquistate.

Molti tra i popoli che vissero intorno all’Impero Romano impararono ad utilizzare il cane da caccia, da guerra e da guardia. In Africa ed Oceania era usato per diverse attività importantissime per la vita quotidiana, era quindi necessario per la sopravvivenza di interi popoli.

Durante il Medioevo, nei boschi d’Europa, il cane era un fondamentale strumento di caccia ad animali come cinghiali, lupi, orsi e cervi. In passato i cani erano usati per degli scopi precisi, non era quindi importante a che razza appartenessero, ma in cose fossero bravi. Erano gli stessi allevatori a sperimentare diversi incroci, per migliorarne le prestazioni. Solo dopo la prima metà del 1800 iniziò la ricerca di storia e purezza della razza. Una purezza che esisteva solo per quelle razze che vivevano in zone isolate del pianeta, come il San Bernardo o il Mastino inglese allevato da alcune famiglie di nobili inglesi.

Solo nel tardo ‘800, con l’avvio in Belgio, Francia ed Inghilterra di mostre canine la razza iniziò ad essere un fattore preso seriamente in considerazione. Tanta considerazione che furono istituite associazioni ed organismi internazionali con l’obiettivo di costituire il “certificato genealogico”, conosciuto anche come pedigree, di ogni esemplare di cane.

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