di Marco Moretti

Sommelier Ais

La ricchezza ampelografica del nostro territorio italico ci porta spesso a scoprire vitigni ai più sconosciuti. Certamente questo non è il caso dello chardonnay, del pinot bianco e del pinot nero. Vitigni ultraconosciuti che assemblati, nelle giuste dosi fornano la cuvée di uno degli spumanti più famosi e apprezzati in Italia e nel mondo. Il Franciacorta. Sappiamo che l’Italia è leader mondiale nel processo di spumantizzazione con il metodo classico (ricordate la differenza tra metodo classico e metodo charmat di cui abbiamo parlato nel numero di luglio 2023 di Tempi nuovi?) e i territori del Franciacorta, insieme all’Alta Langa, il Trentodoc e l’Oltrepò Pavese rappresentano l’eccellenza e il vanto del nostro Paese in questo settore. Il nome Franciacorta risale a tempi molto antichi: già nel XIII secolo il toponimo Franzacurta veniva usata negli statuti della città di Brescia per indicare la zona compresa tra i fiumi Mella e Oglio. Il termine poi sembrerebbe derivare dal latino francae curtes, ossia quei territori che erano esentati dal dazio a patto che le opere di bonifica e lavori agricoli venissero svolti dai monaci benedettini.

Attualmente il territorio di Franciacorta si estende su ben 19 comuni in provincia di Brescia: Adro, Capriolo, Cazzago San Martino, Cellatica, Coccaglio, Cologne, Corte Franca, Erbusco, Gussago, Iseo, Monticelli Brusati, Ome, Paderno Franciacorta, Paratico, Passirano, Provaglio d’Iseo, Rodengo Saiano, Rovato e una parte di Brescia.

Il particolare suolo molto ricco di minerali e le favorevoli caratteristiche pedoclimatiche fanno di questo territorio un terroir perfetto per allevare i vitigni di cui sopra. La vendemmia è particolarmente precoce, a seconda delle annate ha inizio tra la prima e la seconda decade di agosto e va avanti per circa 3 settimane, iniziando con la raccolta dello chardonnay, proseguendo con il pinot nero e finendo con il pinot bianco.

Lo chardonnay, da solo, occupa circa l’80% della superficie vitata. Questo vitigno, dai caratteristici profumi floreali, dona allo spumante eleganza e buona struttura. Il pinot nero viene impiegato perlopiù nei millesimati e nelle riserve. Risulta essenziale la sua presenza, in percentuali non inferiori al 25%, per le cuvée del Franciacorta Rosé. Dona allo spumante longevità. Infine il pinot bianco, che non è mai utilizzato in purezza, ma è presente in percentuali fino al 50%. Fornisce struttura e una buona dose di acidità fissa al prodotto finale.

La Franciacorta è una Dogc che si sviluppa su circa 5.000 ettari.

Il Franciacorta lo possiamo trovare in diverse versioni: Satèn (chardonnay in purezza o in blend con pinot bianco); Rosé (con l’impiego di uve di pinot nero); Millesimato (il vino proviene per almeno 85% da un’unica annata); Riserva (con almeno 60 mesi sui lieviti).

Possiamo quindi concludere affermando, senza timore di essere smentiti, che il Franciacorta è forse il prodotto che più di tutti è in grado di competere contro i più blasonati champagne d’oltrealpe.

E con l’arrivo delle feste natalizie perché non approfittare per aprire una bella e piacevole bollicina targata Franciacorta?

Qualche consiglio?

– Franciacorta DOCG Brut Satèn “Magnifi centia” Az. Uberti

– Franciacorta DOCG Rosè La Montina Demi sec

– Franciacorta Extra Brut Riserva DOCG “Palazzo Lana Extreme” 2011 – Berlucchi.

Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche.

Buone feste e buone bevute!

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