di Michele Concilio
Per il mondo della cultura il 17 luglio 2013 è una data dolorosa: si spegne a Roma l’esistenza terrena di Vincenzo Cerami, uno dei grandi intellettuali del Novecento che ha lasciato un patrimonio culturale di alto valore culturale, in parte non ancora del tutto scoperto.
Nel suo decennale non si sono svolte, in verità, molte iniziative per commemorare questa splendida figura di scrittore, giornalista, poeta, drammaturgo, saggista e sceneggiatore.
Aisha e Matteo, i suoi figli, lo scrittore Sandro Veronesi, il compositore Nicola Piovani ed altre personalità culturali, tra cui Giordano Meacci, già nostro concittadino ed in gioventù collaboratore della storica testata ciampinese Anni Nuovi, nel corso di un convegno organizzato a Roma nello scorso dicembre, ne hanno tracciato un bel profilo e, tuttavia, a noi è sembrato non del tutto adeguato, da solo, ad onorare la memoria di questa persona che tanto ha dato, in lustro e fama, alla sua Ciampino.
A proposito di Giordano Meacci ritengo doveroso ricordare il suo “Improvviso il Novecento”, un volume edito da Minumum Fax nel 1999, dove il giovane autore ciampinese (classe 1971) racconta, e fa raccontare ad un’ampia cerchia di persone, il Pasolini professore. Le prime pagine di questo libro incontrano la testimonianza di Vincenzo Cerami che tratta anche della sua permanenza in Ciampino.
Ciampino ha il dovere di serbarne un ricordo vivo. E’ vero che il nuovo Teatro Comunale (i cui lavori, fermi da anni, sembrano finalmente avere inizio in questi mesi) già ha in Vincenzo Cerami il proprio nome, ma si può e si deve fare altro.
C’è da dire che la Garzanti, dal 2020, ripropone tutte le sue opere e la prima ristampa è stata quella di “Fattacci”, con prefazione di Sandro Veronesi, seguita da “L’incontro”, “Un borghese piccolo piccolo”, “Fantasmi” e l’ultima, in ordine di tempo, “Consigli a un giovane scrittore” edita lo scorso settembre.
Al di là di ciò, quello che a noi sembra opportuno è mettere in cantiere iniziative locali per sottolineare lo stretto legame fra Cerami e Ciampino.
Ci sono diverse circostanze che attestano questo.
Agli inizi di dicembre del 1988, Vincenzo Cerami, nelle pagine di Roma/area metropolitana del quotidiano Il Messaggero, dove tra l’altro egli presta la propria collaborazione giornalistica e dove è conosciuto con l’appellativo di “il professore”, pubblica una serie di tre servizi attraverso i quali offre ai lettori la rievocazione della Ciampino che fu (anni ’50 -’60), con parole appassionate e cariche di dolci ricordi di gioventù.
Vincenzo Cerami, anche se non di frequente, tornava nella nostra città. A volte per, definiamole così, visite private, altre volte per occasioni di ricorrenze pubbliche.
Qui ne vogliamo citare almeno tre: il 25 febbraio 1999, nella cerimonia di apertura per i festeggiamenti dei 25 anni di Ciampino nella veste di Comune autonomo, alla presenza del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro; il 17 luglio 2010, in occasione della 1a Festa dell’attore al Parco Aldo Moro, in cui riceve il premio “Sipario – S. Genesio”; infine, il 18 gennaio 2006 quando presenta nella sala consiliare P. Nenni, la sua ultima fatica “L’incontro”, con letture di alcuni brani significativi da parte di Ascanio Celestini, nell’ambito del convegno promosso dall’assessore alla Cultura Claudio Morgia e curato da Adonella Monaco di Laboratori Riuniti, Poco dopo la sua partecipazione all’apertura del 25° Anniversario del Comune, nel marzo del 1999, all’indomani della cerimonia della notte degli Oscar, rilascia al giornalista Cristian Martella, della già citata testata Anni Nuovi, una lunga intervista, titolata “Le sette nomination a la Vita è bella mi ripagano del mancato Oscar alla sceneggiatura”.
Il contenuto dell’intervista sarebbe tutto interessante e ripubblicabile, ma ragionevoli motivi di spazio ce lo impediscono. Però, due passi meritano la riproposizione perché confermano l’amore di Cerami per la nostra città. Eccoli:
Quale ricordo le è rimasto delle immagini di Ciampino viste da bambino negli anni di permanenza nell’allora paesino con poca gente che usciva dalla guerra?
Ricordo di essere giunto a Ciampino con un carro merci che avevamo preso alla stazione Laziali. Fu un viaggio interminabile e una volta giunti in questo paese ci dirigemmo a piedi a Via Trento dove c’era una piccola casa che aveva costruito mio nonno. I miei primi amici furono i fratelli Titti ed Enzo Gullotto, morto giovane perché malato di cuore. Di fronte la mia casa abitava un altro bambino di nome Remo, fratellino di Elsa e Clara, due mie care amiche. Purtroppo anche la sua vita terminò di lì a qualche anno. Erano periodi in cui c’era ancora il sapore della tragedia: nel mio orto stava un aereo, un caccia, completamente svuotato. Ci andavo a giocare con mio fratello finché una mattina se lo portarono via. Rammento ancora che di fronte casa mia c’era una grossa buca prodotta, da qualche bomba, dove noi bambini ci divertivamo a saltare. Si avvertiva un forte odore di cuoio, perché c’era una fabbrica di scarpe che vi buttava dentro i ritagli della lavorazione. Il ricordo, nonostante tutto, è piacevole. L’immagine nella memoria è di un sole splendente che prometteva qualcosa di buono. Poi cominciai ad andare a scuola, e ad avere i primi rapporti con altri bambini che prima di me erano venuti ad abitare a Ciampino. Ricordo Italo Gruter, Fabio Stival, Walter Milani, Franco Moia, Luigi Pertosa, e tantissimi altri. Eravamo un bel gruppetto. I giocattoli non esistevano e per passare il tempo facevamo le battaglie tra una strada e l’altra: prendevamo dei fogli di giornale, li riempivamo di terra e ce li tiravamo. Uno dei passatempi preferiti era il calcio. Giocavamo tutto il pomeriggio finché faceva buio nel “grande” campo di Via Col di Lana (il cosiddetto Pizzuti n.d.r.), oggi coperto di palazzi.
A determinare il cammino della sua vita ha contribuito certamente questa nostra città. Oggi porterebbe un collega o una persona cara a passeggio per le sue strade?
Nonostante sia un paese bruttino, ci ho portato tante persone, anche solo per prendere un aperitivo. Ogni volta che mi trovo a transitare vicino Ciampino, costringo chi è al volante a deviare per venire in qualche bar con meta preferita Piazza della Pace.
Gli amici di viaggio non mi sopportano più sentirsi dire “questo è il Sacro Cuore, qui abitavo io, là c’era il campo dove giocavo a pallone”.
Dei vecchi amici mi frequento ancora con Maurizio Arcari, qualche volta mi vedo con Giancarlo Stival e spesso mi sento telefonicamente con Ugo Ferranti, compagno di scuola, oggi più grande importatore di arte americana in Italia.
Ciampino mi ha dato molto…
Nato a Roma il 2 novembre del 1940 – identico luogo e data di Gigi Proietti – Vincenzo Cerami ha attraversato il XX Secolo ed un periodo, purtroppo ridotto, del secolo attuale, lasciando una scia di lavori artistici di cui, non solo va serbato il ricordo, ma necessita la valorizzazione del suo contenuto.
La sua dichiarazione “Ciampino mi ha dato molto…” occorre riempirla di verità.