di Alberto Podda

Le comete, silenziose viaggiatrici dello spazio, destano curiosità prima di tutto per l’occasionalità, poi per gli spostamenti in cielo piuttosto evidenti tra una notte e l’altra. Prima che iniziasse a brillare il sole, erano materia presente nella composizione della precedente sfera massiccia e l’avvio la scaraventò nello spazio in linea retta dai poli solari nord e sud. Questa materia fuoruscita si mantenne in linea retta per circa 750 miliardi di km ma poi cominciò ad allargarsi fino a descrivere due sfere di 3 anni luce di diametro come ampolle di una clessidra chiamata nube di Oort. L’incontro tra queste due enormi ampolle dov’è la strettoia è una fitta ciambella: la cintura di Kuiper dove sono immersi i pianeti plutoniani e l’orbita di Nettuno. La sua larghezza è pari all’orbita di Urano con sporadici elementi isolati. Questi elementi sono iceberg. Proprio acqua, non è sorprendente? Ghiacci con depositi di altri materiali, tanto da soprannominarli “palle di neve sporca”. Come succede anche con gli asteroidi, questi iceberg ruotano in-torno al sole ma, essendo innumerevoli, possono avvenire reciproche deviazioni o urti per la loro forza d’attrazione, seppur debole ma sempre presente. Oppure 70.000 anni fa, una certa stella di Scholls arrivò a mezzo anno luce di distanza dal sistema solare e la sua attrazione alterò le dinamiche interne alla nube di Oort. Così alcuni iceberg si diressero verso il sistema solare in orbite molto allun-gate intorno al sole, nostri o della nube di Oort della stella di Scholls (perché no?). In avvicinamento verso il sole, essi mantengono il normale aspetto ma ad una distanza dal so-le minore in confronto a quella di Giove, avvertono ora gli effetti dell’energia solare e cominciano ad evaporare. A questo punto compare una cometa con una chioma di vapore acqueo avvolgente l’iceberg che ora prende il nome di nucleo centrale. Dopodiché i depositi di altri materiali si distaccano dal ghiaccio e cominciano a perdersi nello spazio in direzione opposta al sole come capelli al vento, rivelando la coda. La sua lunghezza massima si esprime quando la cometa raggiunge il punto orbitale di minima distanza dal sole. Successivamente la cometa si allontana e la coda è meno intensa. Ritornando oltre la distanza Sole-Giove, ecco di nuovo l’iceberg, solitario e un po’ consumato per il precedente stato di cometa. L’ipotesi di una cometa con un’orbita è classica ma possono capitare altri due destini: 1) Passaggio ad arco troppo largo e abbandono del sistema solare; 2) Finire dentro al sole. Le comete nella storia hanno cominciato ad acquisire un curiosa qualifica di “foriera di disgrazia” ma sinceramente non ne conosco l’origine che pare addirittura dall’età della pietra. Qualche coincidenza si è avuta con gli appuntamenti con la storia come la nascita di

Gesù Cristo, le pestilenze in Europa, la sconfitta di Napoleone a Lipsia. Troppo poco per stabilire un abbinamento così certo al punto di ritenere più come coincidenze casuali. Vogliamo aggiungerne un’altra? Il passaggio della cometa Hale-Bopp nel 1997 e la morte di Lady Diana e il suo compagno a Parigi. La cometa di Natale è passata nell’anno 3 dopo Cristo ma pare che il termine cometa inerente la nascita di Gesù abbia rappresentato un messaggio per i Re Magi che osservarono una congiunzione celeste tra Giove (capo degli dei come padre), il luminosissimo Venere (come madre) e una stella chiamata Sharon (re in babilonese). Padre, madre e un figlio che diverrà un re. Sapendo che i pianeti passano per le costellazioni zodiacali, le stelle più luminose appartenenti sono Aldebaran (Toro), Castore e Polluce (Gemelli), Regolo (Leone), Spica (Vergine) e Antares (Scorpione). Una di qu-este doveva essere Sharon. Particolare men-zione va a E. Halley che analizzando le data-zioni di alcune opere d’arte, dedusse che c’è una cometa con un passaggio regolare ogni 76 anni. La cometa ripassò, come Halley aveva predetto, ma non la vide in quanto era già morto da 16 anni. Ad ogni modo gli venne riconosciuta la scoperta ed ora la cometa del (fu) Halley è divenuta un classico tra gli oggetti del sistema solare. In conclusione, il periodo di rotazione delle comete varia dalle decine di anni ai secoli, o persino millenni. Osservare una sola cometa per la durata della nostra vita è impossibile e c’è chi si rattrista per non vederne più una che si allontana giorno dopo giorno. A chi si appassiona di questi fenomeni dico di non rassegnarsi. Le comete ci mettono tutto questo tempo per tornare a palesarsi? Magari adesso c’è qualcuno col cannocchiale che scopre una cometa in arrivo; si calcola il suo periodo di rotazione in diversi secoli ma…sta passando adesso. Sì! Proprio in questi giorni. Passata una cometa, potrebbe tornarne un’altra. Attendiamo fiduciosi la scoperta ma intanto troviamo il tempo per osservare il cielo notturno.

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