di Nicoletta Cutillo
Dopo l’inverno, che peraltro non è stato neanche troppo freddo, è definitivamente arrivata la Primavera e con essa il piacere di uscire e fare passeggiate e sempre più di frequente ci capita di imbatterci in famigliole che portano a spasso l’ultimo arrivato in famiglia: uno sgambettante cucciolo.
Purtroppo però per la stragrande maggioranza degli umani l’istinto di protezione verso i neonati si esalta di fronte a tutto ciò che si può tenere nel palmo di una mano, quindi si vedono in giro cuccioli sempre più piccoli e c’è una tendenza sempre più diffusa a portare a casa cuccioli che sono appena in grado di mangiare da soli. Questo avviene all’incirca verso i 35 giorni e quindi sono considerati svezzati. Peccato però che lo svezzamento fisico non corrisponde affatto allo svezzamento psichico del cane che ha ancora un bisogno vitale di vivere con la madre e i fratelli.
Nel periodo che va dalla quarta settimana fino alla fine del secondo mese e mezzo il cucciolo impara a fare il cane, apprendendo dai familiari tutta una serie di informazioni che contribuiranno a farne un cane equilibrato. Infatti la causa di tanti problemi caratteriali dei cani domestici va ricercata proprio nell’età in cui il cucciolo è stato tolto dalla sua famiglia canina per essere inserito in una umana.
In questo periodo, per esempio, imparano a dosare la forza del morso. Se fanno male ad un fratellino giocando interviene la mamma, quindi imparano ad associare il guaito dell’altro cucciolo (che significa dolore) al ringhio della mamma (che significa “stai sbagliando”). Altro concetto che apprendono in questo periodo è quello del cosiddetto “tabù” cioè a non toccare oggetti (un osso, un gioco, un sasso) di proprietà di un adulto. Quando nella famiglia canina è presente anche il padre questo è un suo compito e viene svolto con grande scenografia, altrimenti è comunque la sola mamma ad agire di conseguenza.
E’ evidente che se il cucciolo viene staccato precocemente da madre e fratelli non avrà nessuna occasione di imparare fondamentali regole di convivenza con altri cani e, di conseguenza, con gli esseri umani.
Un cucciolo troppo piccolo di età inferiore ai tre mesi si ritroverà a ricevere, oltre naturalmente a tanto amore, degli insegnamenti sbagliati dettati semplicemente dal fatto che noi umani non parliamo il “canese”. Inoltre, considerato che viene consigliato di non portare in giro cuccioli non completamente vaccinati, ciò precluderà loro ogni incontro con i propri simili proprio nell’età in cui avviene l’insegnamento sociale.
Questa tendenza è purtroppo talmente diffusa che sempre più spesso si sente parlare di problemi comportamentali del nostro cane: la mancata conoscenza del rispetto della proprietà altrui scatena litigi tra cani adulti oppure osserviamo cani che abbaiano a qualsiasi foglia che cade anche a molti metri di distanza, cani eccessivamente timidi o addirittura aggressivi verso le persone e gli altri animali.
Tali problemi sono talmente frequenti da aver spinto alcune case farmaceutiche alla produzione di collari e diffusori ambientali a base di D.A.P. (Dog Appeasing Pheromone) basato sulla sintesi del feromone appagante materno che coadiuva nel trattamento di tutti quei fenomeni di stress che i nostri cani manifestano e che non hanno avuto la possibilità di imparare a gestire.
Il consiglio quindi, senza ombra di dubbio, è di non prendere mai cuccioli prima dei due mesi, meglio ancora se tre, soprattutto se in casa ci sono bambini molto piccoli che, giocando, potrebbero esporli a rischi traumatici.
Naturalmente ciò è valido se parliamo di cuccioli che effettivamente vivono questa fase della loro vita in seno alla loro famiglia canina. Se si tratta di cuccioli che, magari in allevamento ma anche in casa di privati, vengono separati dalla madre e da essa solo alimentati, come purtroppo succede, allora è molto meglio prenderli con sé che lasciarli in tale stato di isolamento sociale.
Non è assolutamente vero che un cucciolo più “grande” si affezionerà meno di uno piccolissimo ma sicuramente è molto probabile che sarà un adulto equilibrato e sicuro di sé, affezionato al suo amico umano.