di Luigi Proietti Orzella

Abbiamo dimenticato di aver insegnato al Mondo il concetto di “Stato” e di “Legge”, a costruire strade e ponti eterni, istituito il calendario, insegnato la musica, la pittura, ad osservare il cielo col telescopio, a navigare verso terre sconosciute, a comunicare a distanza. La nostra innocenza l’abbiamo perduta quando abbiamo accettato che personaggi volgari e ignoranti insegnassero ai nostri figli a vivere. Abbiamo vigliaccamente regalata la nostra libertà e seppellito il nostro ineguagliabile talento. Oggi ci crogioliamo nel torpore drogato del “Francia o Spagna, basta che se magna”. Niente di più chiediamo alla nostra vita, a parte il denaro, il sesso e il cibo ricercato. Quello che sappiamo fare è accettare bovinamente, in questa triste Epoca, il santificare personaggi falsi e opportunisti reinventandoli come persone di elevato spessore morale. Nulla facciamo contro gente che spande merda in modo molto abile, supportata da apparati pubblicitari servili. Se 100 anni fa il Male è entrato in casa nostra dalla porta di servizio, ed abbiamo sacrificato sangue e vite per buttarlo fuori, oggi lo abbiamo fatto rientrare dalla porta principale, genuflettendoci. Il nostro compito, per il bene dei giovani, è tornare a pensare e, soprattutto, a ricordare. Non soffochiamo ciò che di più prezioso abbiamo, ma che vediamo, ogni giorno che passa, demolito: la nostra Storia. Da trent’anni a questa parte c’è un processo vergognoso per modificarla ad uso e consumo di chi odia la Democrazia e il progresso e la giustizia sociale. Prendiamoci l’impegno di raccontare la Storia nella sua incontestabile purezza e verità, fino allo sfinimento. Prima o poi troveremo chi ascolta. Proprio per questo pubblichiamo volentieri la testimonianza di un uomo che è al di sopra di ogni sospetto di parzialità ed intolleranza. Un uomo che a Ciampino (e non solo) è rispettato ed amato da tutti, che è un esempio di rettitudine e che passa la vita a ricordare, a grandi e piccoli, come il Male si insinua in modo subdolo nelle coscienze di chi lascia agli altri di decidere sulla propria memoria e sulla propria libertà.

FASCISMO SI, FASCISMO NO, IDIOZIE IN LIBERTÀ

“Il 25 aprile è divisivo. Il fascismo non c’è più. Ma sì, è passato molto tempo. Ma sì, l’informazione, la storia, a che servono? Ve la raccontiamo noi la storia. Anzi, la riscriviamo noi. A cosa serve l’antifascismo? Pensiamo a tutto noi.”

Rendere banale, questo è il motto categorico.

“ANTIFASCISMO” parola semplice, fluida, che per gli eredi del Ventennio è dura da digerire.

Alcune date di quel triste periodo le ho, purtroppo, vissute. Ne cito solo due: una quella del 19 luglio 1943, il bombardamento, tremendo, di San Lorenzo a Roma; l’altra quella del 25 luglio 1943: riunione del gran consiglio fascista, il Duce venne, purtroppo tardivamente, estromesso dal suo trono.

Parte di quei fascisti, di fronte alla morsa dell’esercito alleato in Sicilia e ai continui bombardamenti sul nostro territorio, ebbero un sussulto di ragionevolezza e dissero no a Mussolini. Gli irriducibili con il loro capo, di ritorno da Berlino a consulto da Hitler, al contrario rientrarono con un progetto, quello della Rsi, confezionato a tavolino, procurando all’Italia e al popolo italiano altri due anni di guerra tremenda, di sofferenze e di crimini efferati.

Il primo atto emanato dalla Rsi è stato quello di fucilare i fascisti che avevano osato dire no al Duce. Fucilati alla schiena e liquidati come traditori, cancellati dalla storia.

Oggi continuo a domandarmi dove fossero i traditori, se tra quelli fucilati a Verona o, viceversa, tra quelli rimasti pervicacemente avvinghiati ai piedi di Hitler fino alla fine.

I loro eredi oggi non riescono ancora a riconoscere che il fascismo sia stato “il male assoluto”.

La storia non si può manipolare. I giovani caduti di El Alamein non sono, purtroppo, eroi, ma vittime di chi li ha portati a morire. I soldati di Cefalonia (in alcune cerimonie neanche menzionati), quelli sì sono stati eroi perché hanno combattuto i tedeschi per un’Italia libera.

Angelo Nazio, 99 anni, Partigiano. Ciampino, 2 Giugno 2024.

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