di Luigi Proietti Orzella

Un rabbino ed il suo discepolo stanno camminando nel giardino della loro Scuola. Ad un certo punto il rabbino si ferma e chiede: “Due uomini cadono dentro un camino. Uno ne esce pulito e l’altro sporco di fuliggine. Chi dei due andrà a lavarsi?” Il discepolo gli risponde: “Quello sporco.” Il rabbino replica: “Sbagliato! Si lava quello pulito. Vedendo che il suo compagno è sporco, pensa di essere sporco anche lui. L’altro, vedendo che chi ha di fronte è pulito, non si lava”. Camminano un po’ e poi il rabbino si ferma e fa di nuovo la stessa domanda. Il suo discepolo, sicuro, risponde: “Quello con la faccia pulita!” Ma anche stavolta il rabbino risponde: “Sbagliato! Va a lavarsi quello sporco. Vedendo le proprie mani sporche, si va a lavare, mentre l’altro, vedendo che ha le mani pulite, non si lava.” Camminano ancora per un pezzo e il rabbino si blocca di nuovo e ancora un’altra volta pone la stessa domanda. A questo punto, in modo entusiastico, e pensando di aver capito, il discepolo risponde: “Sia quello sporco che quello pulito!” Il rabbino lo guarda e, scuotendo la testa, gli dice: “Sbagliato! Se due uomini cadono in un camino è impossibile che uno si sporchi di fuliggine, e l’altro no. Devono per forza essere sporchi tutti e due. Io volevo solo farti capire che, quando ci si trova di fronte ad un problema posto in modo falso, ogni risposta risulterà falsa.”

(Tratto da “Il re, il saggio e il buffone” di Shafique Keshavjee”, Einaudi 1998)

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