di Elisa Masini
Negli ultimi anni, il modo di vivere e di relazionarsi ha subito profondi cambiamenti grazie ai progressi che sono avvenuti nel mondo della tecnologia.
Proprio perché ormai non riusciamo ad immaginare la nostra vita senza lo smartphone, è molto difficile rendersi conto delle potenziali conseguenze negative che il cellulare può avere sulle nostre emozioni e sulla cognizione della realtà.
Apparentemente lo smartphone fornisce molti vantaggi, uno su tutti permette la comunicazione a distanza aiutando a sopportare la separazione dall’altro. D’altro canto, però, “nasconde” quelle caratteristiche che possono portare ad un analfabetismo emotivo, senza che ci se ne renda conto.
A tal proposito, bisogna rivolgere maggior attenzione agli adolescenti.
Nella fase adolescenziale, il desiderio più grande che un giovane possa avere è quello di far parte di un gruppo di coetanei, soddisfacendo l’intrinseco bisogno di appartenenza e la paura dell’emarginazione e della solitudine. Lo smartphone permette a quest’ultimi di definire il proprio spazio personale e, contemporaneamente, di allargare la propria rete sociale. Tuttavia, un uso eccessivo ed improprio del cellulare può causare un’intolleranza a tutte quelle emozioni legate alla distanza fisica tra persone, ricorrendo, in modo automatico, all’uso dello smartphone che, con una semplice telefonata, colma le sensazioni di vuoto, solitudine e mancanza esperite.
In questo modo, però, si rischia di diventare vulnerabili a livello psicologico, tanto da non saper più gestire quelle sporadiche o ripetute percezioni di mancanza interiore, con la conseguente possibilità che il modo di rapportarsi virtualmente sostituisca quello reale.
Dunque, dato che l’adolescenza è una fase “critica” della vita di ogni individuo in cui i giovani vivono delle difficoltà emotive, è importante insegnare ai ragazzi una buona regolazione emotiva, la quale gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo (o meno) di una dipendenza patologica, in questo caso della smartphone addiction.