di Pino Tedeschi

La storiella comincia così: un giorno di novembre di molti anni fa, un micino appena nato, sgusciò da sotto la rete che divide la mia casa da quella di fronte, per venire a trovarci. I bambini ci giocarono per tutto il pomeriggio affibbiandogli il nome di “Muschio”; ma, a ben capire, si trattava di una gattina e bisognava cambiarle il nome. Aveva uno sguardo tenero, non volle più andar via e, in definitiva, fu accolta in casa. Ma al cambio del nome volli pensarci io: da Muschio diventò Frescobalda, detta Ubaldina giacché era piccolina e, man mano che cresceva, per semplificare, divenne Ubalda. Quella gatta non era egoista né opportunista, ma compagnona e riconoscente. Sempre elegante nelle sue movenze, mai invadente. Esprimeva contemporaneamente la più tenera sensualità, il più controllato dei desideri e la più calorosa pigrizia.

Un bel giorno s’imbatté in un signor gatto che, da alcuni giorni, pareva dissennatamente votato alla voluttà e al piacere nei confronti di Ubalda (già Frescobalda). Il signor gatto, che volgeva sempre il suo sguardo ansioso (esasperato desiderio?) da questa parte della casa, nel suo struggente miagolio serale, aveva saltato più volte sulla parte del muretto divisorio per attrarre Ubalda, “la signorina”, ma senza scavalcare la rete. Quel giorno, dalla finestra, osservai entrambi i due gatti che, posizionati ognuno dalla propria parte, su quel muretto indugiavano, giacché separati dalla rete di divisione. – Rivedo ancora quella scena.

Ognuno sta di fianco all’altro; tra di essi c’è una rete di confine che li divide. I due gatti si guardano, si sfiorano con le zampette, si sfidano, paiono innamorati: sono attratti dall’altro e – penso – dalla loro stessa immagine, mentre fanno “gnahuuuuu, gnahooooo”; si sfiorano col muso, si guardano a lungo rimanendo immobili. Poi proseguono il passeggio sul muretto: un andirivieni strusciandosi, ma ognuno dalla propria parte: divisi dalla rete che separa i loro animi. Dopo si allontanano in direzioni opposte senza scavalcare dall’altra parte per amarsi. – Non ne valeva la pena, o nati per lasciar perdere?

Gnàhooooo!

Amando la libertà oltre il bisogno

non necessita del guinzaglio il gatto

perché è fedele fuori da ogni patto.

Così penso, e ripenso al tuo gesto

mentre – sperdendomi – l’accarezzo.

Postilla: la libertà del gatto si vede quando insegue un uccelletto. Anche quando la sua ciotola è piena, il gatto preferisce spiccare un salto per tentare di raggiungere la meta: pur sapendo di essere partito in ritardo prova a prenderlo quell’uccello.  Intimamente capisce che non lo prenderà più, ma non può rinunciare ad inseguirlo. Insomma, è sempre bello inseguire un desiderio. – Il gatto quell’inseguimento incerto, talvolta, lo preferisce al risultato certo.

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