di Luigi Proietti Orzella

Ovvero, “Tutto è puro per i puri”. È quello che disse Frà’ Cristoforo, nei “Promessi sposi”, a chi gli faceva osservare che era un sacrilegio ospitare delle donne, Lucia e la madre Agnese, in un convento di frati. Ma dei Promessi sposi parleremo ampiamente all’interno di questo giornale. Io prendo lo spunto da questa frase per l’editoriale.

Ciampino, primo di dicembre, ore 13 circa, Viale del Lavoro. Quattro criminali col viso coperto hanno assaltato la Banca Popolare di Sondrio. Un Maresciallo dei CC fuori servizio ha cercato di avvertire le Forze dell’Ordine. Un complice della banda, che stava in strada, gli ha sparato a bruciapelo. Per fortuna l’ha solo ferito, colpendolo di striscio sulla testa. Il carabiniere ha rischiato la vita per fare il proprio dovere. Il malvivente non ha esitato un attimo a togliergliela. Solo un centimetro di differenza ha fatto in modo che non ci sia stata una tragedia.

Si verificano giornalmente situazioni di cui la violenza è protagonista, dandoci la sensazione che si può morire in qualsiasi momento a causa di persone malvagie che non esitano a toglierti la vita per divertimento. Insomma, spesso la società appare invivibile.

Ma non è solo questa la realtà. Cerchiamo di non fare lo sbaglio di vedere il mondo come fosse pieno di marciume e pensare che ogni nostro prossimo debba per forza essere un malvagio. Viviamo all’interno di una cappa di diffidenza e di paura. Essa è palpabile. Sforziamoci di pensare che è la bontà di spirito a contrastare la cattiveria e a mandare avanti questo mondo. Ce n’è tanta, e risiede anche nei gesti di ogni giorno, quelli semplici, che a causa di una filosofia di vita basata sulla paura e sull’intolleranza non riusciamo più a percepire.

Qualche giorno fa passeggiavo nel Parco A. Moro e vidi dei bambini di circa 11/12 anni che giocavano a pallone. Mi sono avvicinato e ho chiesto loro di poter giocare anch’io. Dopo essere rimasti indecisi per un attimo, sicuramente a causa del fatto che gli sarà stato raccomandato di non parlare con gli estranei, la loro purezza di spirito ha preso il sopravvento e hanno accettato che condividessi il loro divertimento. Dopo un po’ si è avvicinata una giovane mamma che stava guardando e ha chiesto di far giocare con noi anche suo figlio. Ma certo! Dopo una mezz’oretta, stanco morto, ho salutato tutti, tra lo sconforto dei bambini. La giovane mamma mi ha sorriso con dolcezza. Quei bambini erano: due egiziani, tre italiani, un romeno ed un ucraino. Nelle loro anime non sono ancora stati tracciati i confini dell’intolleranza e della diffidenza, non sono stati piantati i semi del gusto acre per la violenza.

Maupassant scrisse: “Uccidere è insito nella nostra natura…uccidere gli animali non ci appaga: abbiamo bisogno di uccidere l’uomo. Un tempo questa necessità veniva appagata coi sacrifici umani…oggi l’assassinio viene condannato e punito. Ma poiché non possiamo rinunciare a questo imperioso istinto di morte, allora ci sfoghiamo con una guerra nella quale un popolo sgozza un altro popolo.” (Diario di un Magistrato, 1885)

Io sono convinto che sia solo una scelta di vita.

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