di Antonella Feligetti

La firma senza spazio tra nome e cognome rivela una assenza di differenziazione del suo io dall’altro. Filippo ha bisogno di appoggiarsi ad altri per esistere. Addirittura le sue lettere sono fuse l’una all’altra come si può notare nel gruppo RE del cognome (freccia rossa): con un gesto molto singolare le due lettere diventano una lettera sola. Incapacità di stare da solo e di sentirsi qualcuno se non a scapito di altri. La barra bassa e corta delle T indicano una scarsa capacità di realizzazione e pochissime energie a disposizione per farlo. La maiuscole sia del nome che del cognome risultano particolarmente destrutturate ed incomplete: il suo io sociale soffre di una mancanza di identificazione, non sa chi è e soprattutto chi vuole essere; le sue idee in merito sono confuse e, pur avendo una certa pretesa, non sostengono le sue ambizioni di realizzazione

Il tratto marezzato ovvero meno inchiostrato in alcune parti indica improvvise perdite di energia nervosa che lo inducono ad appropriarsi dell’energia dell’altro (da verificare se l’effetto sia dovuto ad una scarsa qualità della fotocopia). Insicurezza, freddezza emotiva data dagli ovali a lume piccolissimo, quasi inesistente. Calligrafica, cioè scritta con lettere attribuibili ad una persona che ha appena imparato a scrivere ad indicare immaturità, come dimostra del resto la sua abitudine di usare tuttora un orsacchiotto per addormentarsi (riferito dai familiari).

Una povertà ideativa e di sentimenti che Filippo vicariava con una sorta di parassitismo emotivo (narcisismo patologico primario) che gli consentiva di vivere una vita emotiva degna di questo nome, solo a prezzo della presenza nella sua vita di una persona ricca di energie affettive.

L’empatia contagiosa e divertente di Giulia (come dimostrano le foto che la ritraggono sempre in espressioni spiritose e spesso fanciullesche) è stata fatale poiché ella ha funzionato benissimo da contenitore delle ansie di Filippo solo per un certo periodo. L’evidente superiorità intellettiva testimoniata dalla realizzazione della laurea di Giulia ha provocato in lui un’esplosione di invidia distruttiva e malvagia.

L’invidia buona, come ci ricorda Melania Klein, è utile allo sviluppo emotivo del neonato, ma quella cattiva e distruttiva, indice di una carenza affettiva importante non è “riparabile” e come tale determina la necessità della distruzione totale della persona o cosa che ha provocato la delusione. Filippo non si è accontentato più di cercare di sminuire Giulia, di impietosirla con l’esibizione della sua profonda angoscia, ma ha sentito la necessità impellente ed inevitabile di ucciderla cancellando così una testimone importante della sua pochezza.

Purtroppo l’anaffettività non si cura e non si redime, come dice Crepet, poiché ha a che fare con le risorse interne della persona che potrebbero essere, come in questo caso, completamente carenti. Non mi stupirei emergessero importanti notizie a riguardo dello sviluppo affettivo di Filippo (assenza della madre per ospedalizzazione, allontanamento emotivo della stessa per depressione o altro in età precoce, tanto da creare un “buco” profondo nell’evoluzione del suo sviluppo psichico).

Sembrerebbe esserci stata da parte della famiglia, delle persone che lo circondavano e che si curavano di lui, una completa mancanza di attenzione per indizi importanti di tutto questo che forse sarebbero serviti ad evitare la brutale soppressione senza pietà della dolce e cara Giulia.

Sperando sempre di esservi stata utile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *