di Leonardo Vitucci

Un’eroica carriera sul mare, che gli è valsa la conquista di numerose medaglie al valore militare.
A lui, è intitolato il piazzale della stazione ferroviaria di Ciampino.
Luigi Rizzo nacque a Milazzo nel 1887 e fu un illustre comandante ed ammiraglio marittimo, che prestò servizio nella Regia Marina durante le due Guerre Mondiali, fu Consigliere Nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni e fu Capitano di lungo corso, fedele al Partito Nazionale Fascista.

Il suo coraggio e la sua forza spirituale gli valsero 2 medaglie d’oro, 4 medaglie d’argento e 2 croci di guerra al valore militare. Cresciuto in una famiglia di comandanti di mercantili, nella quale l’amore per il mare e per la Patria erano i valori fondamentali, si imbarcò per la prima volta alla tenera età di 8 anni, sulla nave marina del padre. Nel 1905 conseguì il Diploma di Aspirante al comando di navi mercantili, presso l’Istituto Nautico di Messina. Nel 1912 ricevette una medaglia per aver dimostrato coraggio nel salvare un piroscafo dall’affondamento.

Durante la Prima Guerra Mondiale guidò la Difesa Marittima di Grado (GO), distinguendosi in battaglia, tanto da ricevere la medaglia d’argento al valor militare.

Nel 1918 si rese protagonista della Beffa di Buccari, ovvero: un’azione all’interno del sistema difensivo austriaco. Anche se non ottenne i risultati sperati, l’azione risollevò lo spirito delle forze armate italiane, dopo la sconfitta di Caporetto.

Il 10 giugno dello stesso anno, Rizzo venne soprannominato “l’Affondatore”, proprio per aver affondato la corazzata marina austriaca Santo Stefano.

Nel 1919, fu Volontario fiumano e guidò la Flotta del Quarnaro, lasciando il servizio attivo, con il grado di Capitano di Fregata.

Nel 1925, divenne Presidente della Società di Navigazione Eolia di Messina e fondò la società “Calatimbar”, a Genova. Composta da armatori e spedizionieri, era preposta per imbarcare le merci in partenza dal porto.

Nel 1935, fu nominato Conte di Grado e, durante l’anno successivo, fu nominato Ammiraglio di divisione della riserva navale, per meriti eccezionali, durante la Guerra d’Etiopia.

Nel 1939, divenne Consigliere Nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni.

Durante il Secondo Conflitto Mondiale prese parte alla Guerra Anti-Sommergibile nel Canale di Sicilia e, nel 1942, divenne Presidente dei Cantieri riuniti dell’Adriatico.

Nel 1943, ordinò il sabotaggio dei piroscafi affinché non venissero catturati dai tedeschi ma, a causa di quest’azione, fu trasferito e imprigionato in Austria nel carcere Klagenfurt, per poi soggiornare obbligatoriamente ad Hirschnegg.

Fu autore di un commovente carteggio di lettere in ricordo del figlio Giorgio (sottotenente di vascello), ucciso a Piombino dai bombardamenti tedeschi.

Dopo il rimpatrio morì a Roma nel 1951 a causa di un tumore a un polmone. A nulla servì l’operazione condotta dal professor Raffaele Paolucci (suo grandissimo amico).

Gabriele D’Annunzio lo stimò con una dedica, dopo il conseguimento della sua prima medaglia d’oro, ricevuta nel 1918: “Colui che grandi imprese compiva con piccoli legni, il capitano della goletta di Rio Grande e del lancione di Camacua, il pilota notturno dei Mille, non considera come uno dei suoi eredi il figlio della sua Milazzo garibaldina. Certo, figlio, il tuo atto è a noi un baleno di quella medesima folgore. Con animo figliale accogli questo segno d’amore più che d’onore, capitano Luigi Rizzo. Offrendotelo, la tua gente non spezza il conio. Sa che tu non sei intento se non a superare te stesso e il sangue tuo”.

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