di Francesco Rozzo

Nel 2050 saremo più di nove miliardi di persone, vivremo su un pianeta con risorse sempre più scarse, meno terre coltivabili a disposizione, inquinamento delle acque, deforestazioni provocate dal pascolo e dal surriscaldamento globale.

Per far fronte a tale situazione l’Unione Europea, insieme ad esperti alimentaristi e nutrizionisti, ritiene che l’introduzione sul mercato di insetti e carne sintetica possa essere una delle soluzioni a queste problematiche. Molte sono le polemiche generate da questa scelta, alcune di tipo culturale, altre etiche, altre ancora di natura nutrizionale.

In una democrazia, in un paese autonomo ogni cittadino ha l’assoluta e totale libertà di decidere se mangiare o meno questa tipologia di prodotti, nessuno è costretto. Certo, difronte a questa retorica ambientalista sorge un inevitabile paradosso.

Chi ci governa, in Europa, ritiene che collocare, scaffali dei nostri supermercati, ulteriori prodotti servirà a colmare nel mondo le disuguaglianze alimentari. La soluzione non è ampliare il cibo, ma ridurre lo spreco, altrimenti di questo passo ci diranno che per vivere tra 20/30 anni sarà necessario mangiare il legno con il metallo.

Serve una politica di rigore, solidarietà e coraggio. Educhiamo i cittadini con regole di comportamento accompagnate, però, da azioni concrete da parte della comunità internazionale. Una corretta gestione alimentare non salva solo il pianeta, salva anche vite.

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