di Anna Belli

Scuola e futuro. Scuola come cuore pulsante della vita e come possibilità di riscatto. Sono i temi che ci vengono proposti in questo periodo da due film. Il primo, che qui a Ciampino è arrivato alla terza settimana di proiezione, è “Un mondo a parte”; il secondo è “Se solo fossi un orso”.
“Un mondo a parte”, di Riccardo Milani, racconta di un maestro che chiede il trasferimento a Rupe, paese dell’Appennino abruzzese. Parte convinto di trovare una terra selvaggia; alla fine, l’incontro-scontro con la realtà gli demolirà questa visione alla “buon selvaggio” per arrivare a vedere sì la bellezza della Natura, ma anche la durezza della vita in loco. Ci sono bambini, genitori, personale scolastico, a partire da una tostissima vicepreside che si batte come una leonessa per impedire la chiusura della scuola, avendo già fatto esperienza che la chiusura della scuola significherebbe la morte del paese. La scuola è il centro della vita della comunità, il suo cuore pulsante e la battaglia per tenerla aperta esprime la volontà di continuare a vivere. Perché a scuola vanno i giovani, che sono il futuro in carne e ossa. Un futuro che spesso scappa in città perché la vita in paese è troppo dura. E spesso per andarsene deve prendere l’auto o il pullman, perché i treni sono stati tolti (ricordate, anni fa, il taglio dei “rami secchi”?).
“Se solo fossi un orso”, di Zoliargal Purevdash, deve il titolo al commento di uno dei fratelli del protagonista: nella loro gher, la tenda mongola di feltro, fa freddo; se gli esseri umani potessero andare in letargo, come gli orsi, non sentirebbe freddo. Qui siamo in Mongolia, nella periferia di Ulaan Bataar; nella capitale, non c’è il problema di trovare il numero minimo di bambini per tenere aperta la scuola. Il problema, qui, è la sopravvivenza di una famiglia composta da madre e quattro figli. Il padre è morto. La madre, analfabeta, trova lavori saltuari, ingrati e spesso non pagati; cerca talvolta rifugio nell’alcool. Dei figli, tre sono in età scolare. Quando la madre va a lavorare in campagna, portando con sé il figlio più piccolo, gli altri tre restano a Ulaan Bataar per continuare ad andare a scuola. Uzii, il più grande, ha un talento spiccato per la matematica e la fisica. Se ne accorge il suo insegnante di matematica e fisica, che cerca di prepararlo ad un concorso per due borse di studio. Uzii studia volentieri, ma deve anche provvedere a se stesso e ai fratelli. Svolge lavoretti per guadagnare lo stretto indispensabile; ma ciò lo distrae dallo studio. Sarà l’insegnante a ritrovarlo e a fargli capire l’importanza di prepararsi per il concorso, per avere una possibilità di futuro. Oltre all’insegnante, ad aiutare Uzii e i suoi fratelli sono anche i vicini, due anziani, fratello e sorella, che offrono ai ragazzi il calore della loro gher, buona zuppa calda e saggezza di vita. La scena finale, col primissimo piano del viso di Uzii, su cui si delinea un leggero, lento sorriso mentre guarda i quadri con i risultati del concorso, ci dice che è riuscito a prendere quel treno.
Entrambi i film offrono molti spunti di riflessione. Il grafico dell’andamento demografico di Ciampino non è quello della Val di Sangro, ma qualche accorpamento di scuole l’abbiamo avuto anche noi e almeno un altro è stato ventilato. La chiave della sopravvivenza è la solidarietà: la solidarietà unisce gli abitanti di Rupe, il maestro venuto da fuori, i rifugiati ucraini e la famiglia marocchino-abruzzese. La solidarietà spinge l’insegnante e i vicini di casa ad aiutare Uzii e la sua famiglia. Non è un caso che questa solidarietà nasca in contesti diversissimi, ma entrambi difficili. I due film sono usciti quasi in contemporanea. Ad oggi, 30 aprile, “Un mondo a parte” è il film più visto di questo primo quadrimestre del 2024, con quasi 5,9 milioni di incasso. “Se solo fossi un orso” al 15 aprile aveva incassato € 21.400; non male, tenendo conto del circuito di distribuzione di nicchia e dell’assenza di nomi e paesaggi di richiamo per il pubblico italiano. I due film parlano insieme dell’importanza dell’istruzione, di solidarietà anche tra generazioni, di spirito di sacrificio e dignità, di gioia di vivere. Ed è ciò che il pubblico ha voluto premiare.

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