di Leonardo Vitucci

Continua la nostra ricerca sui personaggi a cui sono state intitolate le strade, le piazze, i luoghi e gli edifici di Ciampino. Dopo Luigi Rizzo, in questo numero parliamo di Pietro Nenni, a cui è intitolata la Sala Consiliare.

«Il socialismo è portare avanti tutti quelli che sono nati indietro.»

Pietro Nenni nacque a Faenza nel 1891, da una famiglia di mezzadri. Fu giornalista e storico leader del Partito Socialista Italiano.

All’età di 5 anni rimase orfano del padre. Fu affidato, per interessamento della contessa Ginnasi, e nella speranza di farne un buon prete, all’orfanotrofio “Maschi Opera Pia Cattani”, in cui fu invece spesso ripreso per il carattere ribelle. Nel 1908, venne assunto da una fabbrica di ceramiche faentina, ma fu licenziato ed espulso dalla struttura dopo aver partecipato ad uno sciopero di agricoltori.

Quindi si iscrisse al Partito della Repubblica Italiana e manifestò contro la fucilazione del rivoluzionario spagnolo Francisco Guardia, finendo in carcere. Nel 1911 sposò Carmela Emiliani e fu nominato Segretario della Nuova Camera del Lavoro repubblicana di Forlì, conoscendo Benito Mussolini. I due si opposero alla dichiarazione di guerra sancita dal Governo Giolitti, intento a sottrarre la regione Tripolitania, Cirenaica e le isole del Dodecaneso all’Impero Ottomano, tentando di bloccare la guerra con scioperi e manifestazioni, ma i due furono arrestati e reclusi presso il carcere di Bologna.

Nel 1912, cominciò la sua carriera giornalistica nelle Marche, diventando direttore de “Il Lucifero” (giornale repubblicano di Ancona). Nel 1914, insieme all’amico Malatesta, organizzò degli scioperi contro i carabinieri che aprirono il fuoco contro i partecipanti del comizio anti-militarista, tenutosi a Villa Rossa (sede del partito repubblicano), ad Ancona. Fu arrestato il 23 giugno, scontando la detenzione presso il carcere di Santa Palazia.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Nenni si schierò per l’interventismo contro l’Austria-Ungheria, arruolandosi come volontario e partendo per il fronte, come soldato semplice. Nel 1917, si trasferì a Bologna con tutta la sua famiglia e divenne direttore del “Giornale del Mattino”.

Dopo la disfatta di Caporetto, fu promosso al ruolo di Sergente e ricevette una Croce di Guerra al valore militare, ma il Dopoguerra si rivelò un periodo di forte crisi e riflessione ideale e politica, tant’è che ritenne sbagliato il suo interventismo. Si spostò a Milano, diventando corrispondente viaggiante all’estero per “Il Secolo”, conoscendo il mondo sovietico (grazie ad un viaggio in Georgia) e si schierò per il movimento socialista, lasciando il Partito Repubblicano.

Nel 1921, in seguito all’attacco dei fascisti alla sede milanese dell’Avanti! Nenni conobbe il direttore della testata, Giacinto Serrati, il quale lo inviò a Parigi come corrispondente. Qui, si iscrisse al Partito Socialista e divenne uno dei politici più attivi del movimento socialista.

Dopo la presa del potere da parte di Mussolini, a causa delle vessazioni dei fascisti, dovette esiliarsi a Lugano, Zurigo e a Parigi, formando nel 1927 la Concentrazione d’azione anti-fascista. Lasciata la direzione dell’Avanti! fondò il “Nuovo Avanti” e nel 1936, durante la Guerra Civile Spagnola, combatté al fianco dei volontari provenienti da tutto il mondo come delegato dell’Internazionale Operaia Socialista.

Durante il Secondo Conflitto Mondiale lasciò Parigi e fu arrestato a Saint-Fleur dalla Polizia Segreta della Germania Nazista nel 1943, per poi scontare un mese di reclusione, presso il carcere di Fresnes.

Dopodiché fu condotto nel carcere romano di Regina Coeli e da lì fu confinato all’isola di Ponza, dove si trovava anche Mussolini dopo il suo arresto. Il 27 luglio 1943, tre giorni dopo la notte del Gran Consiglio in cui fu determinata la caduta del fascismo, dalla sua finestra Nenni intravide Mussolini e annotò nel suo diario: «Ora vedo col cannocchiale Mussolini: è anch’egli alla finestra, in maniche di camicia e si passa nervosamente il fazzoletto sulla fronte. Scherzi del destino! Trenta anni fa eravamo in carcere assieme, legati da un’amicizia che paresse sfidare le tempeste della vita […] Oggi eccoci entrambi confinati nella stessa isola: io per decisione sua, egli per decisione del re e delle camarille di corte, militari e finanziarie, che si sono servite di lui contro di noi e contro il popolo e che oggi di lui si disfano nella speranza di sopravvivere al crollo del fascismo». Dopo pochi giorni fu liberato e da Ponza tornò a Roma dove fondò il Partito Socialista Italiano dell’Unità Popolare (PSIUP), insieme a Saragat e a Pertini, prendendo parte alla Resistenza.

Durante l’occupazione tedesca, pur essendosi rifugiato presso il Palazzo del Laterano della Santa Sede, fu uno dei membri più influenti delle Brigate Matteotti.

Il 15 ottobre 1943, grazie a dei documenti falsi, riuscì a sfuggire all’arresto che invece coinvolse Pertini e Saragat, dopo una riunione clandestina del PSIUP in Via Nazionale. In seguito fece pressioni sui militanti socialisti perché fosse organizzata quanto prima l’evasione dei due compagni di partito. Così, il 24 gennaio 1944 un gruppo di partigiani socialisti delle Brigate Matteotti permise la loro fuga dal carcere di Regina Coeli. L’azione, dai connotati rocamboleschi, fu ideata e diretta da Giuliano Vassalli, con l’aiuto di diversi partigiani socialisti, tra cui Giuseppe GraccevaMassimo Severo Giannini, Filippo Lupis, Ugo Gala, Alfredo Monaco, medico del carcere (in seguito sarebbe diventato Direttore Sanitario dell’Ospedale Forlanini di Roma), e sua moglie Marcella Ficca Monaco. Si riuscì così prima a far passare Saragat e Pertini dal III braccio, detto” tedesco” al VI braccio, detto “italiano” e quindi a produrre dei documenti di scarcerazione falsi, redatti dallo stesso Vassalli. I due furono scarcerati insieme ad altri esponenti socialisti. Quest’audace azione partigiana salvò probabilmente la vita dei due futuri Presidenti della Repubblica che, se ancora prigionieri a Regina Coeli, sarebbero stati sicuramente inseriti nell’elenco dei detenuti politici da fucilare alle Fosse Ardeatine.

Fu grande difensore della Repubblica sin da gioventù. Successivamente al Referendum del 2 giugno 1946, il direttore dell’Avanti!”, Ignazio Silone, espresse la riconoscenza di tutti gli elettori socialisti nei suoi confronti per aver lottato per l’istituzione della Repubblica. Durante il Governo De Gasperi, divenne Ministro per la Costituente e vice Presidente del Consiglio.

Durante le elezioni del 1948, fu artefice del Fronte Democratico Popolare e divenne Segretario Nazionale del PSI per la seconda volta, tanto da diventare il più longevo segretario della storia del partito. Nel 1951, vinse il premio Lenin per la pace e, durante il Governo Rumor, divenne Ministro degli affari esteri.

Nel 1970, Saragat, diventato Presidente della Repubblica, lo nominò Senatore a vita. Rimase vicino a Bettino Craxi nell’opera di rinnovamento del movimento socialista italiano e presiedette, come senatore più anziano, la seduta d’apertura dell’ottava legislatura repubblicana, nonostante le precarie condizioni di salute.

Nenni si spense il 1° gennaio del 1980, nella sua casa a Villa Adriana, a Roma. In suo onore venne dedicata una manifestazione in Piazza Augusto Imperatore da parte del Partito Socialista Italiano ed il quarantaduesimo Congresso Nazionale, tenutosi a Palermo, nel 1981.

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